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domenica, ottobre 26, 2014

Un Partito di anime come anima del Partito?

Un Partito di anime come anima del Partito?


Da poche ore si è conclusa la Leopolda, la manifestazione che da 5 anni raccoglie tanti intorno a Renzi ed ai temi a lui più cari. Anche quest'anno le cifre e l'attenzione intorno all'evento registrano il successo dell'edizione, la quinta, in termine di comunicazione e di partecipazione.

Non credo che la tre giorni possa essere posta in competizione con la manifestazione sindacale di ieri a Roma, sono due cose diverse e di due soggetti diversi (sindacato, componente partitica) che quindi non possono essere messi in competizione.

Non sono mai andato alla Leopolda e così ho fatto quest'anno, non perchè mi faccia schifo o perchè schifi chi ci va ma semplicemente perchè non credo di appartenere ai c.d. "renziani" (passatemi il termine, è per semplificare) o comunque al mondo della Leopolda, non condanno chi se ne sente partecipe ma non essendo fra quelli mi pareva da ipocriti andare.

Mi fa piacere però approfittare dell'evento per condividere un mio pensiero sul PD e su tutto quanto di collaterale vive intorno ad esso; lunedì scorso la direzione nazionale si è incontrata per discutere, per iniziare a discutere, della forma partito e di come riorganizzare il PD nei prossimi mesi/anni.

Su questo punto credo sia inevitabile sviluppare una riflessione partendo proprio dalla tre giorni fiorentina: possiamo pensare ad un evento del PD o di un altro Partito che richiami così tante persone, soprattutto molte delle quali fuori dal giro dei già tartassati iscritti ed elettori? Onestamente penso di no.
Se il PD vorrà essere e restare il primo partito italiano, il principale dello schieramento del centrosinistra mi pare inevitabile preoccuparsi di parlare a tutti quelli che a cose normali non ci voterebbero. Ma non possiamo nemmeno dimenticarci di chi già ci vota o degli iscritti che da questa nuova modalità di coinvolgimento rischiano di restare spiazzati.

Credo che sia doverosa un'operazione di verità: le correnti, le fondazioni, i pincopallini esistono da anni e di sicuro dalla nascita del PD. In più esistono da poco momenti, come la Leopolda, che non si possono classificare direttamente appartenenti ad una corrente ma che dovrebbero certamente attrarre verso il PD un mondo a cui a cose normali il Partito non parla.
Sarebbe quindi giusto strutturare un Partito su questi due binari, quello degli iscritti e strutture tradizionali e quello delle realtà affiliate al PD ma non direttamente al suo interno.

Questo modello è quello che governa da decenni il Labour Party in Inghilterra, un partito in cui le principali cariche sono scelte dagli iscritti, dai parlamentari e dalle associazioni affiliate.
Ovviamente il modello Labour non è direttamente importabile in Italia, anche perchè la nostra storia sindacale non permetterebbe una sua automatica riproposizione ma ritengo comunque che sia un modello interessante da cui partire.
Gli iscritti più affezionati solo al Partito avrebbero mantenuto il suo ruolo, tutti coloro e tutte quelle realtà che lavorano autonomamente ma con lo stesso scopo di contribuire alla causa del PD potrebbero farlo, ognuno sarebbe libero di scegliere ed il tutto avverrebbe massimo della chiarezza.

Tutto questo anche alla luce delle conclusioni di Renzi nella direzione del 20 ottobre, intervento in cui lo stesso premier ha ammesso che nel 2013 lui ha vinto perchè sostenuto da una parte dell'apparato del PD, apparato e struttura del Partito che appare quindi indispensabile ma certo da riaggiustare.

p.s. Per chi volesse divertirsi a capire com'è strutturato il Labour a questo link trova il (letteralmente) libro delle regole.
Qui invece trovate l'elenco delle associazioni affiliate al Labour.

sabato, ottobre 11, 2014

Disobbedire? Disobbedire a quali leggi per un diritto civile?

Disobbedire? Disobbedire a quali leggi per un diritto civile?

Le polemiche nate in seguito alla decisione di alcuni sindaci di registrare i matrimoni fra persone dello stesso sesso celebrati legalmente in altri stati che li permettono  ha riacceso la discussione sul tema dei diritti civili nel nostro paese. Anche questa volta si parte dalla parte sbagliata, ovvero la politica nicchia e si arriva allo scopo tramite vie traverse ed a seguito di una sentenza della magistratura....

Il punto però è un altro, non un dettaglio: qui non siamo di fronte alla protesta civile di singoli cittadini ma siamo davanti a prese di posizione forti dei Sindaci che decidono di fare quanto un paese serio dovrebbe già prevedere. A questo il ministro Alfano (sì, è ancora ministro) ha risposto con una circolare ai perfetti in cui chiede la cancellazione dei provvedimenti dei sindaci.

Anche altri osservatori molto più autorevoli di me hanno obiettato che certo se è il Sindaco il primo a disobbedire cosa dovrebbero fare i cittadini? Qui però non si tratta di un gesto di disobbedienza per un vantaggio proprio, si tratta di favorire l'evoluzione civile della società.

Inoltre, come si distingue una legge giusta a cui ubbidire da una ingiusta da cui disobbedire? Io non ho la risposta ma un certo Reverendo Martin Luther King scrisse una lettera nel 1963, una lettera in cui spiegava bene come poter scegliere. Vi riporto il passaggio (la lettera è quella dalla prigione di Birmingham e consiglio di leggerla tutta), quello più significativo mi pare "An unjust law is a human law that is not rooted in eternal law and natural law. Any law that uplifts human personality is just. Any law that degrades human personality is unjust."

Buona lettura.

" ... Now, what is the difference between the two? How does one determine whether a law is just or unjust? A just law is a man-made code that squares with the moral law or the law of God. An unjust law is a code that is out of harmony with the moral law. To put it in the terms of St. Thomas Aquinas: An unjust law is a human law that is not rooted in eternal law and natural law. Any law that uplifts human personality is just. Any law that degrades human personality is unjust. All segregation statutes are unjust because segregation distorts the soul and damages the personality. It gives the segregator a false sense of superiority and the segregated a false sense of inferiority. Segregation, to use the terminology of the Jewish philosopher Martin Buber, substitutes an "I-it" relationship for an "I-thou" relationship and ends up relegating persons to the status of things. Hence segregation is not only politically, economically and sociologically unsound, it is morally wrong and awful. Paul Tillich said that sin is separation. Is not segregation an existential expression 'of man's tragic separation, his awful estrangement, his terrible sinfulness? Thus it is that I can urge men to obey the 1954 decision of the Supreme Court, for it is morally right; and I can urge them to disobey segregation ordinances, for they are morally wrong.

Let us consider a more concrete example of just and unjust laws. An unjust law is a code that a numerical or power majority group compels a minority group to obey but does not make binding on itself. This is difference made legal. By the same token, a just law is a code that a majority compels a minority to follow and that it is willing to follow itself. This is sameness made legal.

Let me give another explanation. A law is unjust if it is inflicted on a minority that, as a result of being denied the right to vote, had no part in enacting or devising the law. Who can say that the legislature of Alabama which set up that state's segregation laws was democratically elected? Throughout Alabama all sorts of devious methods are used to prevent Negroes from becoming registered voters, and there are some counties in which, even though Negroes constitute a majority of the population, not a single Negro is registered. Can any law enacted under such circumstances be considered democratically structured?

Sometimes a law is just on its face and unjust in its application. For instance, I have been arrested on a charge of parading without a permit. Now, there is nothing wrong in having an ordinance which requires a permit for a parade. But such an ordinance becomes unjust when it is used to maintain segregation and to deny citizens the First Amendment privilege of peaceful assembly and protest. ...."

Testo completo disponibile a questo link.

sabato, ottobre 04, 2014

Breve scritto da iscritto sugli iscritti al PD.

Breve scritto da iscritto sugli iscritti al PD.

Non mi interessa alimentare la discussione su quanto trapelato ieri sui giornali sul tesseramento PD, dico solo che le tessere sono arrivate a Giugno e che normalmente ogni anno il tesseramento si chiude fra febbraio e marzo dell'anno dopo quindi fare un bilancio ora mi pare prematuro. Sugli iscritti è normale il calo.

Prima di tutto un dato: il Pd resta comunque il partito con più iscritti in Europa, anche della SPD in un paese (la Germania) con più abitanti di noi. Non si può pretendere che cambi la politica, cambino i partiti ma restino gli iscritti. La militanza è cambiata, non si fa più, magari purtroppo, con le tessere.
Due numeri:
Partie Socialiste francese 217.828 nel 2006
Labour Party 172.819 nel 2010
SPD 590.485 nel 2005
PD nel 2013 540.000 circa.

È evidente che di per se gli iscritti non significano successo o un partito forte, il Labour ne ha molti meno e non mi pare meno forte del PD.

Il fatto è che la militanza è cambiata tanto nei numeri quanto nei modi: prima ci si iscriveva ai partiti perché era l'unico modo per fare attività politica, ora nel PD (l'unico partito contendibile e con un minimo di vita interna) tutto o quasi lo decidono le primarie, la TV ed i new media hanno un impatto fondamentale nelle campagne elettorali (quanti di voi hanno visto un manifesto o ricevuto un volantino dai grillini l'anno scorso?) ed è inevitabilmente un calo della membership tradizionale.

Questo è un allarme? Forse si, di sicuro va presa come una sfida e non come un pericolo, la Sinistra non può aver paura di questo e deve inventarsi nuove forme per adeguarsi ai tempi nuovi, anche perché credo che questo processo sia inevitabile per ogni paese Europeo. Blair, per quanto possa condividerne poco delle idee politiche, sfondò grazie ad un fine lavoro di comunicazione subendo un crollo degli iscritti al Partito (specie dopo l'Iraq), Segolene Royal in Francia venne sostenuta da ampie parti del gruppo dirigente dopo che i sondaggi la davano per vincente alle presidenziali. Ecc... La cosa non va bene? Forse sì, l'immagine prevale sui contenuti e sulla militanza. Mi rompe le palle anche a me ma è così, pensare di poter aggirare l'ostacolo non è (appunto) pensabile. Tutto questo va affrontato con una discussione seria sulla forma partito, discussione che nel PD è rinviata dal 2009...

E, fra l'altro, più che i numeri mi preoccupa la qualità della membership. Ha senso avere molti iscritti e molti circoli ma dove la maggioranza non fa attività, non è radicata e cresce solo per i congressi? Io onestamente penso che un modello tipo Labour (pochi iscritti ma tutti coinvolti nelle scelte importanti e una ampia rete di associazioni legate al Partito) sarebbe preferibile. Ovviamente il tutto in un contesto serio e di regole certe e non cambiate ad ogni congresso.