Tutti a casa
Tutti a casa
Dopo le, nuove, sconfitte elettorali alle elezioni amministrative concluse questo fine settimana da più parti nel PD son tornati i soliti appelli di indignati che chiedono tutti a casa...
Il mio primo pensiero quando leggo queste tre parole va al bellissimo film di Luigi Comencini del 1960, uno dei pochi dove Sordi si espone un pochino politicamente (mai quanto in "Una vita difficile" ma ci si deve accontentare.
Nel film il tutti a casa è riferito ai soldati italiani che dopo l'8 settembre 1943 e la firma dell'armistizio "scappano per tornare alle loro case" (estremizzando molto, guardatelo e fatela poco lunga).
Qui nel PD il tutti a casa chi riguarda?
Si dice riguarda i dirigenti che hanno guidato il Partito negli ultimi anni, benissimo. Meno bene leggere che il tutti a casa arriva da chi molto spesso si è spellato le mani ai comizi ed ha finito i giga per Facebook (di più siamo rimasti molto pochi a farlo) per osannare da grillino gli stessi che ora condanna.
Qui il tutti a casa che serve al PD è secondo me un altro, senza mandare via nessuno ma recuperando chi si è perso per strada.
Non parlo dei dirigenti di LEU (per quelli vale quanto previsto dal nostro statuto nazionale) o di altri partiti, parlo dei tanti compagni e compagne che negli anni hanno silenziosamente lasciato la tessera e la militanza e soprattutto dei tanti elettori che hanno smesso di votarci perché, è bene ricordarlo, noi con la nostra arroganza a molta gente gli si sta sulle palle.
Questi si che devono tornate tutti a casa.
E per fare questo serve un percorso serio e lungo, come facemmo (in parte) solo nella nascita del Partito Democratico.
Vivere ogni congresso come un Tutti a casa di Comencini, ma parecchio più brutto, dove ognuno torna a casa sua pensando che un congresso sia una resa dei conti è quello che abbiamo fatto dal 2013 ad ora, sarebbe l'ora di smettere.
Etichette: amministrative 2018, elezioni, partito democratico, pd, tutti a casa
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